Il 30 Maggio abbiamo realizzato a Bochum, con l'aiuto di una crew di writer, un mural per il nostro compagno antifascistiaIvan Khutorskoy. Ivan è stato assassinato il 16 novembre 2009 nell'androne di casa sua in Via Khabarovsk, Mosca Ovest, con due colpi di pistola alla nuca.
Ivan, detto anche „Vanya Kostolom“ (Vanya spezza-ossa”), era uno skinhead moscovita, anarchico e antifascista. Faceva parte del piccolo gruppo di antifascisti moscoviti, che alcuni anni fa iniziarono ad attivarsi contro la violenza degli antifascisti russi. Di fronte alla violenza assassina dei nazisti, la risposta doveva essere per forza anche fisica: Ivan era una persona dal coraggio straordinario ed era esperto di arti marziali, organizzatore di gruppi di tutela per seminari, conferenze stampa e concerti dell'opposizione russa, nonché avvocato.
Era diventato uno dei nemici più odiati dai nazisti russi. Anche se i nazi avevano cercato già tre volte di assassinarlo, lui aveva continuato ad essere attivo. Per questo era un esempio per la giovane scena antifa moscovita. L'impegno suo e di altr* antifascist* ha segnato la strada all'odierno movimento antifascista di Mosca e lo ha aiutato a trovare la propria consapevolezza.
Con Ivan Khuturskoy hanno ucciso un compagno straordinario.
Nel settembre del 2009 alcun* di noi andarono a Mosca e a San Pietroburgo, per farsi un'idea sul movimento antifascista ed anarchico in Russia. E per fare delle interviste con i/le parenti e le amiche e gli amici degli antifascisti assassinati Feodor Filatov e Timur Kacharava. L'ultima sera del nostro viaggio in Russia proiettammo nel Club “Jerry Rubin” il video “Uno di noi” (video su un altro mural dedicato a compagni morti per mano fascista, ndt - http://unodinoi.blogsport.de.) Delle circa 40 persone antifasciste, 25 erano Skinhead e Skingirl. Quando uscimmo dal “Jerry Rubin”, ci si avvicinò un robusto Skinhead.
Ci ringraziava per il video e per il ricordo di Feodor. Ci diede in regalo un cd del gruppo moscovita hardcore “What we feel”. Noi contraccambiammo con un il nostro video e la bandiera nera di “Azione Antifascista”, che si può vedere sullo sfondo in una sua nota foto. Perché quel ragazzo era proprio Ivan Khurtorskoy. Ci invitò a un concerto punk, dove si occupava della sicurezza con i suoi ragazzi del “gruppo spezza-ossa”. Andammo con lui a una stazione della metro di Mosca, che serviva da punto di incontro per il concerto clandestino. Da lì continuammo verso la Moscova. Sulla strada verso il fiume ci mostrarono il luogo dell'assassinio da parte dei nazisti di Anastasia Baburova e Stanislav Markelov, avvenuto il 19 gennaio 2009.
La serata fu molto bella e la scura Moscova dominava la città. Mentre camminavamo lungo il fiume da lontano vedevamo il Kremlino illuminato. Parlammo tutto il tempo con i ragazzi della “crew spezzaossa”, che ispezionavano la zona. Il giorno successivo avevamo il volo di ritorno, e quindi dovemmo salutarci presto. La crew ci riportò alla metro. Ivan restò in zona. Mentre salivamo le scale sopra la Moscova, ci voltammo di nuovo e vedemmo Ivan che camminava lungo la sponda del fiume nella direzione opposta. Uno skinhead atletico con il bomber verde e un cappello con la visiera, che attraversava da solo la notte. Questa è l'ultima immagine che abbiamo in mente di lui.
L'immagine che ci tornò un mente alcune settimane dopo, quando un amico russo ci informò via sms del suo assassinio. Non riuscivamo a crederci e chiamammo i nostri amici di Mosca. Speravamo quasi, che fosse un equivoco e temevamo la conferma, che invece ottenemmo.
Alla ricerca delle parole giuste in ricordo di Ivan. E delle parole giuste per la sua famiglia, per i suoi amici e le sue amiche, per le sue compagne e i suoi compagni, ci lasciamo guidare dall'ultima immagine di Ivan. L'immagine di un uomo che va lungo la sua strada nel buio della notte. Per questo abbiamo scelto come scritta per il mural le strofe della canzone “Power in the darkness” della Tom Robinson Band.
Perché era proprio questa l'impressione che ci dava. Era “power in the darkness”.
E poi siamo arrivati alle strofe di una poesia.
Durante un'iniziativa nella Ruhrgebiet si verificò alcuni anni fa il seguente episodio. Il letterato urugayano Mauricio Rosencof era in tour per presentare un suo libro. Durante il dibattito annesso si cominciò a parlare anche dei suoi ben undici anni passati in isolamento e tortura, cui era stato costretto dalla dittatura uruguayana in quanto ex membro di spicco della guerriglia tupamara. Un compagno, che, aveva messo un foulard rosso e nero in onore del rivoluzionario latinoamericano, gli chiese di parlare del suo odio per il sistema. Mauricio Rosencof rimase in qualche modo infastidito dalla domanda sull'odio. Non era stato l'odio a vincere durante la sua prigionia, e non era stato l'odio a farlo restare umano.
Per questo abbiamo scelto le strofe della poesia “Il tuo sorriso”, del poeta cileno Pablo Neruda:
“Amor mio, nell'ora
“...più oscura
sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le
pietre della strada,
ridi, perché il tuo
riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca...”
Non dimenticheremo Ivan Khutorskoy!
Azzoncao, “Caffè Politico” (Mai 2010)